5.6.16

Speciale Sette Stanze - parte 1

Stimolata dalla prossima uscita della versione cartacea e da una discussione eterna su Facebook riguardo ai giudizi del Torneo di IoScrittore, a cui ho partecipato a più riprese, una delle quali con "Sette Stanze", ho deciso di mettere a nudo - o alla berlina - il mio romanzo.


Devo specificare che chi ha dato i suoi giudizi lo ha fatto dopo aver letto solo l'incipit del libro, quindi grossomodo i primi due capitoli. Ventiquattro pagine in tutto. Che possono dare l'idea di cosa sia il romanzo ma anche averne una visione limitata.
Quindi ora, avendo cura di rispondere giudizio per giudizio, vado a postare tutti i commenti ricevuti, voti compresi.
Perché lo faccio?
Perché a volte chi legge e giudica le prime venti pagine di un romanzo avendo anche a portata di mano una sinossi (che in questo caso sta a metà tra un riassunto dettagliato della trama e una quarta di copertina, senza auto incensamenti o proclamazioni di essere l'ennesimo talento non riconosciuto dall'universo letterario) si limita a dare un'occhiata superficiale, perché nel Torneo si devono leggere 15 opere di concorrenti e non sempre si ha la voglia o l'intento di farlo correttamente.
Perché dopo il Torneo questo romanzo, che non è niente di che ma che non fa nemmeno schifo, è stato finalista in un altro concorso a livello nazionale e infine è stato selezionato per essere pubblicato dal mio attuale editore che, per carità, magari ha un sacco di difetti, ma è un editore. (Ovvio che se firmo e continuo a firmare io male non ci sto, proprio per niente)


Giudizio n° 1 - Voto 6
Mi piace la trovata che hai avuto delle sette stanze anche se ho ritenuto questo incipit (e immagino anche il proseguimento) troppo intimista. Ci sono una carrellata di sensazioni che sono gradevoli ma tuttavia non eccezionali o per lo meno non abbastanza comunicative. Alcune arrivano altre un po' meno. E' troppo lungo, è un romanzo sentimentale certo, ma tieni presente che chi legge questo tipo di romanzo, ha voglia di leggerSI e non di leggerTI. E' alla ricerca di pensieri che non è in grado di esprimere da solo, di qualcuno che capisca come si sente, non vuole leggere qualcosa che in un certo senso non gli riguarda; non so se capisci cosa intendo. Si è scritto bene, ma è così distante dal lettore che mi arriva qualcosa di "estraneo". Ti consiglio di metterci un po' più di trama e di non calcare troppo la mano su emozioni che riguardano solo te, scegli con cura le parole che indossano i tuoi libri. Ciao ciao buona fortuna.

Allora:  Sul fatto che sia troppo lungo, visto che sono 24 pagine e che non era scritta la lunghezza totale, vabbè... Sorvoliamo su quel "non gli riguarda" che mi fa orrore, è difficile che qualcuno MI legga dentro a un protagonista uomo di mezza età nel bel mezzo di una crisi esistenziale e sul punto di suicidarsi. Comunque giudizio che non mi aiuta a migliorare il romanzo, eventualmente.


Giudizio n° 2 - Voto 6,67

Il racconto è semplice, ben strutturato, i caratteri introdotti lentamente e con cura, sempre seguiti non solo nei loro atteggiamenti, ma anche nei loro pensieri. Critico un po' la scelta del cognome Eastman, ma può anche darsi che lo abbia cambiato per nascondere il suo "marchi italiano" e fare carriera. Purtroppo la storia del figlio prodigo è famosa sin dai tempi della bibbia, quindi nonostante la storia commuova sempre e ci faccia capire quanto sconfinato è il bene che ci vogliono i genitori e il loro perdono senza condizioni, forse mi ci vorrebbe la fine della storia per cambiare la mia opinione: per ora la storia non cattura troppo. 

Bene, semplicità e buona struttura sono già un passo avanti. Il cognome Eastman, quando uno ha un padre inglese, mi pare adeguato. Se poi vive a Londra e torna alla casa materna in Italia anni dopo la morte di lei, è difficile che venga perdonato al ritorno, semmai è già stato silenziosamente perdonato in passato, ma nelle prime 24 pagine non v'è traccia di tutto ciò. Non cattura, ci sta.

Giudizio n°3 - Voto 8,33

Intensa ricostruzione della crisi profonda di un uomo, ai limiti dell'ossessione, raccontata con un linguaggio poetico ed evocativo, lanciando al lettore continui spunti per la ricostruzione delle radici di essa. Le immagini molto belle ripagano di una certa lentezza che però promette di cessare a breve con la ricostruzione delle tappe del male di vivere di Anton e con il perfezionarsi dell’incontro con la ragazza della pizzeria delicatamente accennato. Mi auguro quindi di poter leggere il seguito.

Ok, poco da dire. In effetti inizia lento e molto introspettivo. E finisce con i cuoricini, che è strano per me. Ma la persona che ha scritto il giudizio in questione difficilmente lo saprà...


Giudizio n° 4 - Voto 5,67

La narrazione di questo incipit a parer mio risulta un pò statica. Se da un lato avevo curiosità di andare avanti, dall'altro mi perdevo nelle descrizioni. Sicuramente andando avanti nel testo si renderà più chiara la storia, ma questo inizio, da solo, non mi spingerebbe a continuare la lettura. Invece la trama sì! Interessante il mondo in cui si evincono i pensieri del protagonista, in maniera spontanea e lineare. A livello grammaticale il testo si legge piacevolmente, è un tipo di scrittura 'moderno' e leggero, alla portata di tutti. Molto intrigante il titolo e l'ambientazione delle sette stanze, specificata di volta in volta dai sottotitoli. 

Scrittura molto descrittiva, lo ammetto. Scrivendo proseguivo come per "dipingere" la scena. Perché non lo so, ma è così. Mi fa piacere che siano arrivati i pensieri e che il linguaggio sia scorrevole, vuol dire che anche pennellando dico qualcosa.


Giudizio n° 5 - Voto 8

L'opera "Sette stanze" è ben scritta ma presenta alcune imperfezioni. La particolarità del personaggio di Anton Eastman sta nel fatto che le informazioni sulla sua vita non sono date nell'immediato, ma nel corso della storia. La trama con l'avanzare delle pagine diventa sempre più intrigante, ma è poco scorrevole, come se mancassero delle parti. L'originalità di quest'opera, per quanto riguarda il genere sentimentale, consiste nel fatto che la sfera emozionale è sviluppata in diverse sfaccettature. Il linguaggio utilizzato si adatta al testo e c'è un ottimo utilizzo di sinonimi, onde evitare la ripetizione delle stesse parole; però, non viene utilizzata in modo appropriato la punteggiatura.

Bene, se da una parte la bellezza dell'incipit è che i fatti sono narrati poco per volta, dall'altra non ci sono tutti insieme. Un dramma. Strano che in un sentimentale sia originale lo sviluppo della sfera emozionale. Di solito bisogna essere di legno. Sulla punteggiatura sto lavorando ma dovrebbe farlo anche chi ha scritto il giudizio... 


Giudizio n° 6 - Voto 7,67

Un bambino felice più o meno come tanti altri si ritrova uomo in un’altra nazione, senza cuore e ricordi. Ma la vita trova sempre un’occasione per presentarti il conto e questo avviene anche in questo inizio di romanzo. Giornate passate tra una pizzeria, un bar ed il water dove svuotare tutto, anche l’anima possibilmente, sono ben descritte dall’autore e si sente quasi la puzza, o l’odore, dell’alcol che consuma il protagonista. E’ inevitabile che dove è iniziata mezzo secolo prima quella storia là deve finire, e qualcuno o qualcuna, la cui ombra sembra già essersi presentata silenziosamente ai lettori, faciliterà il percorso di revisione o forse lo porrà in secondo piano dando al tutto una luce diversa. Ci saranno sorprese e colpi di scena, ben scritte certamente, ma finora l’attenzione non sembra è stata catturata come dovrebbe, o vorremmo. Forse è dovuta alla freddezza del cinico uomo di affari italo-inglese, forse le sue origini italiane verranno fuori prepotentemente riscaldandoci l’anima. Speriamo! 

Al di là del voto buono, come nel precedente, il giudizio mi sembra poco strutturato. Mi racconta la trama del mio romanzo, quasi come le schede di lettura del Premio Calvino. Un po' confuso anche l'autore di questo giudizio, che non mi aiuta granché.


Giudizio n° 7 - l'ultimo della prima parte di questa avventura - Voto 5,67

Devo dire la verità, ho trovato la lettura dell'incipit un po' pesante. Non perché sia scritto male, anzi. Però troppo spesso mi pare che si indugi in particolari non troppo necessari. Il protagonista Anton Eastman solo in quest'incipit sta male non so quante volte, ecco forse avrei evitato di appesantire troppo la descrizione del suo disagio personale con bava, vomiti e quant'altro. A volte poi ci si perde in descrizioni e metafore fini a stesse, oppure in minuzie narrative secondo me evitabili. I personaggi nel complesso sono tutti poco simpatici al primo impatto: il protagonista, la donna delle pulizie, la segretaria, però questo è almeno efficace per l'atmosfera che immagino si volesse dare alla storia e al romanzo nel suo complesso. Per quanto riguarda ortografia e grammatica, nulla da eccepire.

Lo ammetto bis: mi piace la tragedia e ho fatto stare molto male il povero Anton prima di dargli una chance. Il fatto è che spesso per risalire bisogna toccare per bene il fondo e mentre scrivevo di lui sapevo che stava raschiando lì e che doveva farlo per forza per rinascere. Vomita, sì. Parecchio. Un uomo che non ha più motivo per vivere e non ha la forza di uccidersi. Non può essere simpatico e nemmeno suscitare simpatia nelle persone che lo incontrano. Quindi è ovvio che chi lo accoglie nella città natale dopo tanti anni di assenza e dopo aver abbandonato la madre al suo destino non lo tratta proprio con i guanti. Certi luoghi non dimenticano. (Altri ti ignorano, è vero, ma "Sette stanze" è luogo dell'anima) 


Chiudo qui la prima parte: quindici giudizi sono tanti e vi sarete annoiati al secondo. Ma se invece vi hanno incuriositi... L'e-book costa poco, ma davvero poco. Il cartaceo arriverà.

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